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Sant' Ignazio da Laconi Frate cappuccino

11 maggio

Laconi, Nuoro, 17 dicembre 1701 - Cagliari, 11 maggio 1781

Devotissimo e dedito alla penitenza fin da giovane, indossò il saio francescano, nonostante la sua gracile costituzione, e fu dispensiere ed umile questuante nel convento di Iglesias e poi in altri conventi. Dopo quindici anni, fu richiamato a Cagliari nel convento del Buoncammino. Qui, lavorò nel lanificio e come questuante in città, svolgendo per quarant’anni il suo apostolato tra poveri e peccatori, aiutando e convertendo. La gente lo chiamava “Padre santo “ e anche un pastore protestante, cappellano del reggimento di fanteria tedesco, lo definì ‘un santo vivente’. Divenuto cieco due anni prima della morte, fu dispensato dalla questua ma continuò a osservare la Regola come i suoi confratelli.

Etimologia: Ignazio = di fuoco, igneo, dal latino

Martirologio Romano: A Cagliari, sant’Ignazio da Láconi, religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che per le piazze della città e le taverne dei porti instancabilmente mendicò offerte per sovvenire alla miseria dei poveri.

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La testimonianza più bella e certamente rispecchiante la realtà, ci viene dal contemporaneo pastore protestante Giuseppe Fues, cappellano del reggimento di fanteria tedesco “von Ziethen”, al servizio del re di Sardegna e di stanza a Cagliari, il quale nel 1773 scriveva ad un suo amico in Germania: “Noi vediamo tutti i giorni mendicare attorno per la città un santo vivente, il quale è un frate laico dei cappuccini e si è acquistato con parecchi miracoli la venerazione dei suoi compatrioti”.
Il frate era Ignazio da Laconi, che ancora in vita veniva chiamato “padre santo” e che la scrittrice e premio Nobel Grazia Deledda, definì “L’uomo più ricordato del Settecento sardo”.
Nacque a Laconi (Nuoro) il 17 dicembre 1701, secondo dei nove figli di Mattia Peis Cadello e di Anna Maria Sanna Casu, genitori poveri ma ricchi di fede; al battesimo gli fu imposto il nome di Vincenzo.
Crebbe timorato di Dio e ancora adolescente già praticava digiuni e mortificazioni; non frequentò scuole e non imparò mai a scrivere, ma andava ogni giorno a Messa e faceva il chierichetto; di poche parole parlava appena il dialetto sardo.
A diciotto anni si ammalò gravemente e fece voto di entrare fra i cappuccini se fosse guarito; ma una volta risanato non mantenne il voto; due anni dopo il suo cavallo si mise a correre sfrenatamente senza controllo ai bordi di un precipizio, improvvisamente si bloccò e Vincenzo fu salvo per la seconda volta, allora ricordò la promessa fatta.
Aveva 20 anni quando il 3 novembre 1721, Vincenzo Peis Cadello si presentò al convento dei cappuccini di Buoncammino a Cagliari, non fu accettato subito, visto il suo gracile fisico, ma poi con la mediazione del marchese di Laconi Gabriele Aymerich, poté entrarvi e indossare l’abito dei Cappuccini il 10 novembre 1721, prendendo il nome di fra’ Ignazio da Laconi.
Dopo il prescritto anno di Noviziato, fu trasferito nel convento di Iglesias, dove fu dispensiere e nel contempo addetto alla questua nelle campagne del Sulcis.
Per quindici anni visse tra i conventi sardi di Domusnovas, Sanluri, Oristano e Quartu, poi fu richiamato al convento di Buoncammino di Cagliari e destinato al lanificio del convento, dove si confezionava il tessuto per i religiosi.
Nel 1741 a 40 anni venne impiegato come questuante nella città di Cagliari, considerato un compito di grande importanza e responsabilità.
Cagliari fu per 40 anni il campo del suo apostolato, svolto con efficacia e con tanto amore tra i poveri ed i peccatori; il cappuccino questuante è stato nei secoli, la figura umile e grande nello stesso tempo, che portava la realtà del chiuso dei conventi in mezzo alla gente, facendone sentire la presenza nella società borghese e popolare di allora.
Si chiedeva l’offerta per i bisogni del convento e per i poveri e spessissimo il questuante avendo instaurato un periodico contatto con le persone e con le famiglie, portava l’atteso consiglio, la Parola di Dio e interveniva con la preghiera e con la persuasione a districare situazioni scabrose.
Così fu l’opera di un altro grande santo questuante francescano, Egidio Maria di S. Giuseppe (1729-1812) che operò nella città di Napoli, quasi contemporaneamente ad Ignazio da Laconi.
Frate Ignazio fu venerato da tutti per lo splendore delle sue virtù e per i molti miracoli da lui operati; per la sua attenzione verso le necessità materiali dei poveri che indirizzava al convento, ma anche per quelle spirituali, la sua bontà fu strumento di riconciliazione e di conversione per molti peccatori.
Nel 1779 frate Ignazio divenuto cieco, venne dispensato dalla questua, ma per sua volontà volle continuare a partecipare alla vita comune dei frati, sottostando a tutte le regole e pratiche disciplinari, fino alla santa morte avvenuta a Cagliari l’11 maggio 1781 all’età di 80 anni; per due giorni una folla impressionante di popolo e persone importanti, sfilò davanti al feretro del cappuccino per rendergli omaggio.
In vita era stato dotato di evidenti carismi e la fama della sua santità era molto diffusa, dopo la morte aumentò ancora anche per i frequenti miracoli che si verificavano per la sua intercessione; pertanto nel 1844 l’arcivescovo di Cagliari diede inizio alla causa di beatificazione.
Pio IX il 26 maggio 1869 lo dichiarò ‘venerabile’; fu beatificato da Pio XII il 16 giugno 1940 e proclamato santo dallo stesso pontefice il 21 ottobre 1951.
Alla cerimonia di canonizzazione a Roma, era presente un altro grande questuante cappuccino dello stesso convento di Cagliari, fra’ Nicola da Gesturi (1882-1958) che sarà proclamato beato il 3 ottobre 1999 da papa Giovanni Paolo II.
L’umile frate sardo, mendicante e illetterato, s. Ignazio da Laconi, viene celebrato l’11 maggio e in Sardegna è considerato come patrono degli studenti.

Autore: Antonio Borrelli
 


 

Vincenzo Peis, il santo più venerato in Sardegna, nasce nel 1701 a Làconi (Oristano). La sua è una famiglia religiosa di poveri contadini, allietata dalla nascita di nove figli. Non si possono fare troppi capricci. Quello che la mamma mette a tavola è sempre buono. Si è contenti di mangiare e con una preghiera si ringrazia Dio. Vincenzo da bambino preferisce recitare il Rosario e andare in chiesa piuttosto che giocare. Quando un giorno si ammala gravemente, prega e promette di farsi frate se riuscirà a sopravvivere. Dio lo ascolta. Vincenzo, però, dimentica la promessa. Gli torna in mente quando rischia un’altra volta di morire, in sella ad un cavallo imbizzarrito che si ferma di colpo a ridosso di un burrone. In convento, tuttavia, lo rifiutano per la sua gracile costituzione e perché è analfabeta. Vincenzo insiste fino a quando un convento francescano lo accoglie come fratello laico cappuccino, con il nome di Ignazio.
Si trasferisce a Cagliari nel Convento Buoncammino. Per tutta la vita percorre a piedi la città, chiedendo l’elemosina per i poveri e per i frati. Un compito tutt’altro che facile per lui che non è andato a scuola, non sa né leggere né scrivere e parla solo il dialetto sardo. Eppure tutti gli vogliono bene e lo rispettano, chiamandolo su santixeddu (“il santarello”). Il misero frate indossa un povero saio; ha la barba lunga e bianca; cammina con i sandali sia d’estate, sia d’inverno; porta una bisaccia a tracolla per trasportare quello che gli viene donato in strada e nelle taverne. I bambini poveri lo accompagnano festanti per sentire parlare di Gesù, del Vangelo e delle parabole che sembrano delle favole e anche per avere un pezzo di pane. Per la sua bontà avvengono tante conversioni.
Un giorno Ignazio da Làconi ha una visione. Il cappuccino è affaticato perché sta trasportando una pesante brocca d’acqua, quando la Mamma Celeste appare per confortarlo. Accadono anche altri fatti prodigiosi: durante una grave carestia Fra Ignazio raccoglie delle pietre che, strada facendo, diventano pagnotte calde. Un’altra volta un pastore nega al frate del formaggio chiesto in elemosina. Alcune forme di cacio, però, si mettono a rotolare da sole inseguendolo mentre sta andando via. Di fronte al prodigio, il pastore regala al frate tanto buon formaggio. Fra Ignazio si spegne a Cagliari a 80 anni, nel 1781. Numerose le guarigioni miracolose avvenute per sua intercessione. I sardi lo venerano come patrono degli studenti.


Autore:
Mariella Lentini


Fonte:
Mariella Lentini, Santi compagni guida per tutti i giorni

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Aggiunto/modificato il 2023-04-27

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