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San Giovanni Ludovico Bonnard Sacerdote e martire

1 maggio

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Saint-Christo-en-Jarez, Francia, 1 marzo 1824 – Nam-Dinh, Vietnam, 1 maggio 1852

Nato il 1° marzo 1824 a Saint Christo en Jarez, in Francia, quinto di sei figli, Jean Louis Bonnard entrò nel Seminario minore di Saint Jodard ad Alix dove fu considerato un buon seminarista ma studente mediocre. Cambiò diversi Seminari sino a giungere in quello di Parigi dove venne ordinato sacerdote il 28 dicembre 1848. Desiderando la missione, l'8 febbraio 1849 partì per Hong Kong per raggiungere il Tonchino, nel nord del Vietnam, dove gli furono affidate due parrocchie. Nonostante la persecuzione contro i cristiani Bonnard lavorò intensamente per la sua comunità. Nel marzo del 1852 decise di andare a visitare il villaggio di Boi-Xuyen. Il 21 marzo, mentre stava battezzando 25 bambini giunsero dei soldati. Bonnard fu fatto uscire da una porta segreta ma i militari lo raggiunsero. Imprigionato fu condannato a morte. Sentenza eseguita il 1° maggio 1852. È stato proclamato santo da Giovanni Paolo II il 19 giugno 1988.

 

Martirologio Romano: Vicino alla città di Nam-Định sempre nel Tonchino, san Giovanni Ludovico Bonnard, sacerdote della medesima Società e martire, che, condannato a morte per aver battezzato venticinque bambini, ricevette anch’egli con la decapitazione la corona del martirio.


Nella regione del Tonchino, Annam e Cocincina - ora Vietnam - ad opera di intrepidi missionari, risuonò per la prima volta nel secolo XVI la parola del Vangelo; il martirio fecondò la semina apostolica in questo lembo d’Oriente. Dal 1645 al 1886, salvo rari periodi di quiete, infuriò una violenta persecuzione con la quale gli imperatori e i mandarini, misero in atto ogni genere di astuzie e di perfidie, per stroncare la sorgente comunità della Chiesa.
Il totale delle vittime, nel corso dei tre secoli, ammonta a circa 113.000. La crudeltà dei carnefici, non piegò l’invitta costanza dei confessori della fede: decapitati, crocifissi, strangolati, segati, squartati, sottoposti ad inenarrabili torture nelle carceri e nelle miniere, fecero rifulgere la gloria del Signore.
Papa Giovanni Paolo II, la domenica 19 giugno 1988, accomunò nell’aureola dei santi una schiera di 117 martiri di varia nazionalità, condizione sociale ed ecclesiale, vescovi, sacerdoti, seminaristi, catechisti, semplici laici fra cui una mamma e diversi padri di famiglia, soldati, contadini, artigiani, pescatori.
I 117 martiri erano già stati beatificati a gruppi nei decenni precedenti: nel 1900 da papa Leone XIII, nel 1906 e 1909 da papa Pio X, nel 1951 da papa Pio XII.
La ricorrenza liturgica, unica per tutti i 117 martiri del Tonchino, è il 24 novembre, ma i singoli martiri vengono ricordati anche nel giorno del proprio martirio.
Uno di questi testimoni della fede nell’Estremo Oriente, fu san Jean-Louis Bonnard, nato il 1° marzo 1824 a Saint-Christo-en-Jarez (Loire, Francia), quinto dei sei figli di Gabriele Bonnard e di Anna Bonnier, fu battezzato lo stesso giorno nella chiesa parrocchiale.
La famiglia Bonnard era molto cristiana e la sera, quando si poteva solo leggere e conversare, i ragazzi facevano progetti per il futuro, chi voleva fare il muratore, chi il mugnaio, Jean-Louis diceva “io voglio farmi prete” e con questa idea, oggi si può dire frutto di incipiente vocazione, crebbe e si formò senza cambiare d’ideale.
A 12 anni fece la Prima Comunione, ma sebbene volenteroso e assiduo, gli riusciva faticoso seguire l’apprendimento del catechismo, fra i compagni era classificato di qualità intellettuali mediocri; incapace di servire la Messa perché non riusciva a dare correttamente le risposte in latino secondo la liturgia del tempo, ma nonostante tutto era ostinato a dire che si sarebbe fatto prete.
Entrato in collegio, gli inizi furono duri, ma senza scoraggiarsi mai, Jean-Louis riuscì in terza media ad entrare nel seminario minore di Saint-Jodard ad Alix, dove unanimemente era considerato un buon seminarista, ma anche uno studente mediocre.
Negli anni di seminario, poté conoscere ed appassionarsi alla rivista “Annali della Propagazione della Fede” che divulgava l’opera dei missionari cattolici, ed egli prese ad immaginare gli spazi immensi, le avventure pericolose a volte drammatiche.
La visita di un ex allievo del Seminario padre Charrier, superstite del Vietnam, dove aveva sopportato catene e ganga per parecchi anni, rafforzò i suoi progetti.
Proseguì favorevolmente gli studi, come se l’ideale missionario l’avesse galvanizzato; passando per gli studi superiori al Seminario di Lione; nel 1846 decise con l’autorizzazione dell’arcivescovo, di lasciare il Seminario diocesano per quello delle Missioni Estere di Parigi, dove giungerà il 4 novembre.
A Parigi compì gli studi teologici e il 28 dicembre 1848 fu ordinato sacerdote; prima di ricevere la destinazione in Estremo Oriente, padre Jean-Louis Bonnard dovette convincere e consolare gli angosciati genitori, che non avrebbero voluto che egli facesse tale scelta.
Sin da seminarista Jean-Louis espresse il desiderio del martirio: “Voglio essere martire e farò all’uopo tutto il possibile. Ecco la mia ambizione: cogliere la prima palma del martirio che mi si presenterà a portata di mano”.
L’8 febbraio 1849 partì per Hong Kong e da lì inviato nel Tonchino (Nord del Vietnam), dove il Vicario Apostolico mons. Retord, nell’aprile del 1851 gli affidò le due parrocchie di Ke-Bang e Ke-Trinh.
I fedeli delle parrocchie, erano perseguitati più o meno apertamente, ed erano costretti ai più grandi sacrifici per conservare la fede, a seguito dell’editto persecutorio emanato il 1° marzo 1851 dall’imperatore Tu Duc.
Ciò nonostante padre Bonnard prese a lavorare intensamente nelle due comunità e pur in mezzo a tante difficoltà cominciava a raccogliere i frutti del suo lavoro apostolico, quando nel marzo 1852, decise di andare a visitare il villaggio di Boi-Xuyen, in cui in mezzo ai pagani, fioriva una piccola comunità cristiana.
Il 21 marzo mentre stava battezzando 25 bambini, avvisarono che stava giungendo il mandarino pagano con i soldati; i cristiani fecero uscire padre Bonnard da una porticina segreta, conducendolo verso un canale per metterlo in salvo; egli si lanciò un acqua ma fu ben presto preso dai soldati, che legatogli strettamente le mani, lo chiusero nella prigione di Nam-Dinh.
Lì subì vari interrogatori, che se pure gli acquistarono il rispetto del tribunale, non gli salvarono la vita, perché l’aver predicato la fede cattolica lo rendeva passibile di morte.
Poté scrivere al suo vescovo mons. Retord: “Eccomi qui con la canga e incatenato durante la notte, me ne rallegro, dicendomi che la croce di Gesù era di gran lunga più pesante della mia canga, che i vincoli che legavano Gesù erano di gran lunga più dolorosi della mia catena… Sono ancora giovane, avrei desiderato aiutarvi occupandomi di questi cari cristiani che amo tanto… La carne e il sangue sono tristi, ma forse che Gesù nell’Orto degli Ulivi, non mi insegna a soffrire con pazienza e per amore di Lui, tutti i mali che mi manda?”.
Agli aguzzini che tormentandolo e minacciandolo con la verga, gli proponevano di calpestare la croce, egli rispose: “Non temo né le vostre verghe, né la morte. Mai commetterò una simile vigliaccheria! Non sono venuto per rinnegare la mia religione, né per dare cattivi esempi ai cristiani”.
L’8 aprile Giovedì Santo, mons. Retord inviò padre Tinh a portargli la santa Comunione nel carcere; il 30 aprile il re del Tonchino, confermò la sentenza capitale emessa dal tribunale e il 1° maggio 1852 fu decapitato a Nam-Dinh, aveva 28 anni; la testa e il corpo furono gettati in mare, e recuperati poi dai cristiani e portati al Seminario di Ken-Vinh.
Jean-Louis Bonnard fu beatificato il 27 maggio 1900 da papa Leone XIII, insieme ad altri 52 martiri tonchinesi, ammaniti e cinesi, missionari e fedeli.
Come prima detto. è stato proclamato santo il 19 giugno 1988, insieme ad altri 116 martiri di varie nazionalità. La singola ricorrenza liturgica di san Jean-Louis Bonnard è al 1° maggio, giorno della sua passione.


Autore:
Antonio Borrelli

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Aggiunto/modificato il 2006-07-27

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